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L'Acido Ialuronico per COXARTROSI E GONARTROSI

  • Autore: Dott.ssa Bonaddio
  • 04 nov, 2019

L'acido ialuronico è un componente della sostanza fondamentale del derma: si tratta di un glicosaminoglicano, ovvero una molecola formata da lunghe catene non ramificate di unitàì disaccaridiche, le quali legandosi a moltissime molecole d'acqua, conferiscono idratazione, elasticità e morbidezza ai tessuti, proteggendoli nel contempo da sollecitazioni eccessive.
La concentrazione di acido ialuronico nel tessuto connettivo della pelle si riduce gradualmente man mano che l'età avanza: per questa ragione, una pelle matura appare meno elastica e meno idratata rispetto alle pelli giovani. Pur essendo un fenomeno del tutto fisiologico e naturale, molte donne desiderano contrastare l'inesorabile avanzamento dell'età, dunque prevenire rughe ed altri inestetismi della pelle. L'obiettivo è risultare (almeno in apparenza) molto più giovani e nulla meglio del filler all'acido ialuronico sembra poter soddisfare questo desiderio. 

I fillers all'acido ialuronico vengono iniettati sottopelle attraverso apposite siringhe: 

le iniezioni vengono normalmente eseguite in regime ambulatoriale.
La vasta disponibilità sul mercato di filler formulati con acido ialuronico a concentrazioni differenti ha permesso di intervenire su svariati fronti e soddisfare molteplici richieste estetiche, spaziando dalla correzione delle piccole rughe d'espressione all'aumento volumetrico di labbra e seno.

Il filler all'acido ialuronico trova indicazione nelle seguenti circostanze:

• Plasmare rughe d'espressione, zampe di gallina, rughe glabellari 

(che originano nella fronte, precisamente nella porzione immediatamente sovrastante il naso)

• Colmare piccole lesioni cicatriziali (es. cicatrici lasciate dall'acne)

• Inturgidire labbra sottili e prive di volume

• Volumizzare zigomi cadenti (in tal caso, il filler dev'essere preparato con una concentrazione più elevata di acido ialuronico)

• Rimodellamento del profilo del volto

• Correzione di esiti cicatriziali post-traumatici/chirurgici


L'acido ialuronico però non viene usato solo per trattamenti estetici, ma anche per il trattamento conservativo dell'artrosi. Questa tecnica, sperimentata per la prima volta all'inizio degli anni '70, prevede l'iniezione intra-articolare di sodio ialuronato.Ad oggi sappiamo quanto siano efficaci le infiltrazioni di acido ialuronico, soprattutto nel trattamento della gonartrosi (artrosi del ginocchio) e della coxoartrosi (artrosi dell'anca).

L'iniezione intra-articolare di acido ialuronico è nota anche come viscosupplementazione, in riferimento alle proprietà visco-elastiche di questa molecola.


Nei pazienti affetti da artrosi è possibile osservare anche una diminuzione delle proprietà viscoelastiche del liquido sinoviale, associata ad una riduzione della sintesi e del peso molecolare dell'acido ialuronico intra-articolare. Da qui, il razionale d'uso delle infiltrazioni di acido ialuronico direttamente nell'articolazione artrosica, alle quali vengono ascritti benefici come:

• attenuazione del dolore, miglioramento della mobilità articolare e prevenzione del degrado cartilagineo con miglioramento delle attività di vita quotidiana

• effetto antinfiammatorio, con riduzione del versamento intra-articolare

• ricostruzione dello strato amorfo superficiale della cartilagine

• aumento della densità dei condrociti (cellule della cartilagine)

• efficacia clinica per almeno 6 mesi - 1 anno dopo il ciclo di infiltrazioni

L'artrosi del ginocchio, o gonartrosi, è la più comune malattia del ginocchio in età senile. E' una malattia cronico-degenerativa, che porta ad un danno articolare crescente fino a comportare un grado significativo di disabilità. Può essere grossolanamente definita una sorta di “usura” dei capi articolari e si distingue in gonartrosi primaria e secondaria.

La gonartrosi primitiva è una condizione di cui non è nota la causa determinante. Pare che l'obesità (e quindi il maggior carico) insieme a fattori predisponenti costituzionali giochi un ruolo importante nella progressione della malattia.

Le gonartrosi secondarie possono derivare da fratture articolari del ginocchio, da malallineamenti e/o disallineamento dell'apparato estensore, nonché da instabilità (rottura inveterata dei legamenti crociati). Raramente si riconoscono anche cause sistemiche, quali alcune malattie dismetaboliche.

All'inizio il ginocchio è dolente, ma ben localizzato. Con il trascorrere del tempo il dolore consegue ad uno sforzo, anche minimo, come salire le scale, andare in bicicletta; nelle fasi avanzate il dolore può essere permanente ed inficiare anche il sonno fisiologico. La diagnosi di gonartrosi è prettamente radiologica. E’ sufficiente una radiografia in carico nelle due proiezioni standard (anteroposteriore e laterale)

La coxartrosi, o artrosi dell'anca, è una condizione infiammatoria di tipo cronico, contraddistinta dalla degenerazione progressiva della cartilagine articolare costituente l'articolazione dell'anca.
Dal punto di vista patofisiologico, la coxartrosi insorge per effetto del processo di degenerazione della cartilagine articolare che interessa l'anca e di cui si è parlato nel capitolo precedente.
Infatti, la degenerazione della cartilagine articolare comporta un assottigliamento dello strato cartilagineo, che ricopre le superfici ossee degli elementi costituenti l'anca.

Dall'assottigliamento dello strato cartilagineo deriva che le superfici ossee sfregano tra di loro, producendosi in un fenomeno del tutto anomalo, che causa infiammazione.


La coxartrosi può essere di tipo idiopatico e secondario. È idiopatica, quando insorge per cause sconosciute o non riconoscibili; è secondaria, quando compare a seguito di altre affezioni dell'anca, come per esempio traumi, fratture, infezioni articolari, infezioni ossee, episodi di osteonecrosi e malattie congenite dell'anca (es: displasia congenita dell'anca).
I più importanti fattori di rischio della coxartrosi sono: l'età avanzata, il sesso femminile, una storia passata di infortuni articolari all'anca, la sedentarietà, l'obesità/sovrappeso, il diabete e la presenza di particolari forme di artrite, quali l'artrite reumatoide o la gotta.
La coxartrosi è generalmente suddivisibile in tre stadi sintomatologici:

 • Primo stadio. È lo stadio iniziale e meno grave. In questa fase, i pazienti soffrono di dolori periodici a livello di dove risiede l'anca infiammata, scatenati, il più delle volte, da un'attività fisica di moderata/elevata intensità.
La coxartrosi al primo stadio è una condizione alquanto subdola, inducendo chi è portatore del problema a trascurare la sintomatologia a causa dal carattere periodico della sintomatologia dolorosa.

• Secondo stadio. È lo stadio intermedio della coxartrosi. In questa fase, il dolore è più intenso, rispetto al primo stadio; riguarda una zona anatomica più ampia, interessando anche l'area inguinale e la parte anteriore della coscia; può comportare un senso di pressione o bruciore. In ultima istanza, può comparire non solo in occasione di un movimento o un'attività fisica di una certa intensità, ma anche a riposo.
L'intensità del dolore, che caratterizza il secondo stadio, è tale per cui i pazienti hanno difficoltà a compiere determinati movimenti con l'arto sofferente: la sensazione dolorosa in atto, quindi, pregiudica la mobilità articolare dell'anca infiammata.

• Terzo stadio. È lo stadio finale della coxartrosi, il più grave. In questa fase, il dolore diventa una sensazione particolarmente intensa, costante (dolore cronico) e diffusa. I movimenti dell'anca risultano fortemente pregiudicati, al punto che i pazienti lamentano difficoltà anche durante una semplice camminata, nel fare le scale e nell'utilizzare la bicicletta. In genere, l'iter diagnostico inizia dall'esame obiettivo e dall'anamnesi. Quindi, a seconda delle circostanze, si può procedere con esami di diagnostica per immagini (tra cui i raggi X all'anca, la risonanza magnetica dell'anca e l'ecografia dell'anca), e un'artroscopia. Quest'ultima consiste in un intervento chirurgico minimamente invasivo che permette di osservare dall'interno l'articolazione dolente, tramite uno strumento, detto artroscopio, munito di una telecamera, una fonte luminosa e un collegamento a un monitor. Il trattamento della coxartrosi dipende, principalmente, dalla stadio sintomatologico della condizione.
Infatti, in presenza di una coxartrosi al primo stadio o comunque caratterizzata da una sintomatologia molto lieve, si opta generalmente per una terapia di tipo conservativo (o non chirurgico); al contrario, in presenza di una coxartrosi a uno stadio avanzato o comunque contraddistinta da una sensazione dolorosa cronica e severa, scelgono di norma per una terapia di tipo chirurgico.

Autore: dott. Stefano Hallgass 27 lug, 2020

Carissimi amici della farmacia HALLGASS con questo articolo di lunedì 27 luglio, chiudiamo gli appuntamenti con il nostro blog e ripartiremo a settembre con nuovi temi dedicati alla salute ed al benessere.

Oggi vogliamo dedicare l’articolo a tutte le future mamme…leggiamo insieme...

Quando si è in dolce attesa affrontare l’estate crea qualche piccola ansia e per le neo mamme anche mille interrogativi!

Si può certamente prendere il sole con il pancione, ma è sempre bene seguire qualche precauzione. Il periodo in cui bisogna fare maggiore attenzione nell’esporsi al sole è il primo trimestre: eccessivo affaticamento e disidratazione potrebbero compromettere lo sviluppo del feto.

Nel secondo trimestre è importante evitare l’insorgere di macchie sulla pelle e di rendere permanente quella linea scura che si va delineando sull’addome.

Nel terzo trimestre invece ci si può concedere a un po’ di sole.

Per evitare la comparsa di macchie solari ( cloasmi ) è bene utilizzare molte creme ad alta protezione ed evitare l’esposizione nelle ore più calde. Preferire zone d’ombra pur rimanendo vicini al mare e bagnarsi spesso le gambe con piccole passeggiate evita fastidiosi problemi legati alla circolazione (anche le variazioni ormonali intervengono sui vasi sanguigni).

Piccoli consigli?

Mantenere sempre idratato il corpo bevendo molta acqua, fare attenzione all’alimentazione (preferire frutta e verdura con buccia ben lavata o eliminata) ma soprattutto evitare il sole diretto sul pancione, che potrebbe stressare il feto.

Come già detto è fondamentale la protezione solare e La crema scelta deve avere un ampio spettro di protezione elevato sia per i raggi UVA che per i raggi UVB. Il grado di protezione in genere si basa sul fototipo. Generalmente viene sempre raccomandato di non scendere mai sotto i 15 spf anche se, chi ha una carnagione chiara  e sta esposto al sole per molto tempo, dovrebbe adottare protezioni più elevate.

Per la quotidianità non fatevi mancare una crema  crema idratante con un fattore protezione per proteggere la pelle del vostro viso  soprattutto se siete a rischio di sviluppare il cloasma gravidico.


Le creme solari vanno applicate  circa 20 minuti prima dell’esposizione al sole e per  essere efficaci devono essere spalmate regolarmente e generosamente.

 

La gravidanza ha bisogno di prudenza nell’esposizione al sole ma sarà un ricordo straordinario in attesa di vivere una nuova meravigliosa vita!

Buon mare a tutte le NEO MAMME dallo staff della FARMACIA HALLGASS!

Autore: dott.Stefano Hallgass 20 lug, 2020

La Vitamina F o Omega 3 è un elemento fo­ndamentale per il be­nessere del nostro organismo e soprattut­to per la nostra pel­le: una sostanza in grado di ridurre la pressione arteriosa, controllare il live­llo di trigliceridi e colesterolo ma che ha anche il potere di rendere luminosa la pelle e rinforzare unghie e capelli.​
La Vitamina F, conos­ciuta anche come Ome­ga 3, nasce dall'uni­one di​ due​ acidi grassi essenziali,​ l’acido linoleico​ e l’acido alfa-linolei­co, ai quali si aggi­unge l’acido arachid­onico.

Questa vitamina, ess­enziale e fondamenta­le​ per il nostro organismo, non viene prodotta dal nostro copo: si tratta infa­tti di una vitamina liposolubile che si accumula e che viene rilasciata quando è necessario. Si può introdurre nell'orga­nismo attraverso par­ticolari alimenti op­pure tramite l'utili­zzo di integratori. Inoltre, grazie alle sue funzionalità ant­infiammatorie previe­ne​ effetti infiamma­tori su tendini, art­icolazioni e muscoli, ottimo per uno spo­rtivo.

Possiamo trovare la vitamina F, oltre che in particolari al­imenti, anche all'in­terno di prodotti be­auty utilizzati non solo per la cura del­la pelle, ma anche per avere capelli più corposi e luminosi e in alcune maschere viso.

Come possiamo assume­re VITAMINA F?
La possiamo trovare principalmente negli oli vegetali, come ad esempio l'olio di girasole, quello di mais, l'olio di ara­chidi e di soia, opp­ure nella frutta ole­osa come mandorle e noci e nella frutta secca come pistacchi e arachidi. Anche alcuni pesci sono ric­chi di Vitamina F: è il caso per esempio di​ acciughe, sgomb­ro, aringhe, salmone, trota e persino cr­ostacei, bisognerebbe approfittarne in questo periodo estivo. Ma anche altri ali­menti ci possono dare la giusta dose di Vitamina F, tra ques­ti:​ ​ tofu, zaffera­no, caviale, alghe, avena e nei​ vegetali a foglie verdi, co­me ad esempio gli sp­inaci. È fondamentale ricordare che la Vitamina F è sensibile al calore e potreb­be quindi perdere le sue proprietà benef­iche: gli alimenti che la contengono qui­ndi devono essere te­nuti in frigorifero ed essere sottoposti a brevi cotture per non alterare le fun­zionalità della Vita­mina F.
Per star bene dunque e far bene anche alla nostra pelle ric­ordiamoci la VITAMINA F e quando possiamo non esitiamo!

Per qualche suggerim­ento in più ti aspet­tiamo in farmacia e potrai scoprire anche i tanti prodotti beauty che hanno VITA­MINA F!

#invacanza #insalute​ con #hallgass​

Autore: dott.Stefano Hallgass 13 lug, 2020

Per avere i giusti benefici dopo un allenamento è importante curare la nostra alimentazione soprattutto dopo la fine degli esercizi.

Per iniziare ricordatevi dell’IDRATAZIONE. Difficilmente in allenamento si assume un’adeguata quantità di liquidi. Questo genera stati di disidratazione più o meno gravi che possono compromettere anche la prestazione. Il recupero dell’equilibrio idrico dell’organismo ha quindi la precedenza anche sul reintegro del glicogeno consumato. Se impegniamo il nostro fisico ad una attività medio-elevata possiamo  perdere anche più di un litro di liquidi ogni ora tra sudore (88%), urina (4%) e respirazione (8%). Se non assunti durante lo sforzo, devono essere reintegrati subito dopo.

Un argomento importantissimo è anche il corretto “timing” nel consumo dei carboidrati post allenamento. Bisogna tener presente sia la quantità di carboidrati da consumare che la velocità di assorbimento degli stessi. La stessa quantità di carboidrati consumata immediatamente dopo l’allenamento garantisce una sintesi di glicogeno doppia rispetto allo stesso pasto consumato due ore dopo. 

Un altro fattore molto importante è il frazionamento del pasto. Meglio ingerire ad esempio 400 kcal in 4 pasti da 100 kcal ciascuno ogni 15 minuti che non farne solo uno.

Non trascuriamo anche le scorte di glicogeno presenti nei muscoli ed approfondiamo insieme per capire meglio di cosa parliamo. Il reintegro delle scorte è fondamentale per completare i processi di recupero, soprattutto per chi sia allena più volte al girono. Dopo le gare o gli allenamenti più intensi si dovrebbero ingerire almeno 7g di carboidrati per ogni chilo di peso corporeo se si desidera ripristinare le scorte utilizzate ed essere pronti per il training del giorno successivo. Non basta riposarsi dopo uno sforzo intenso: è necessario ripristinare il glicogeno nei muscoli.

A tal proposito ci chiediamo anche se l’assunzione di proteine e aminoacidi ha un ruolo importante  nella sintesi del glicogeno muscolare. In realtà se la quantità di carboidrati ingerita è sufficiente non servono altre sostanze per stimolarne l’assorbimento. Se invece la quantità di carboidrati consumata nel  post allenamento non è elevata l’integrazione può essere di aiuto. L’assunzione di proteine e aminoacidi nei minuti post training è comunque utile perché favorisce la ricostruzione dei tessuti muscolari “danneggiati” dall’intensa attività sportiva. Questo permetterà nel tempo di sostenere uno sviluppo muscolare adeguato.

Insomma ci vuole anche il giusto allenamento ad una corretta alimentazione post attività sportiva!

#hallgass #blog e sport


Autore: dott. Stefano Hallgass 06 lug, 2020

I bambini, come sappiamo,hanno la pelle molto sensibile e la funzionalità dei melanociti (le cellule che producono la melanina) è ridotta per molti mesi dopo la nascita, raggiungendo la piena stabilità solo nella pubertà.

Per questo dobbiamo fare molta attenzione ad esporre i bimbi al sole.

Qualche grande istituzione addirittura, coma la Skin Cancer Fondation americana, si spinge oltre consigliando di evitare il sole diretto fino a un anno di età e di coprire con cappellino e indumenti a trama fitta i bambini con fototipi più bassi.

Sono regole per prevenire le scottature (con l’aumento del rischio di sviluppare tumori della pelle in età adulta) e altre irritazioni cutanee, che si possono ricordare ai genitori che chiedono consigli su come proteggere la delicata pelle del proprio bambino e su quale solare acquistare per schermarla adeguatamente e in tutta sicurezza.

Il dermo-solare indicato per i più piccoli deve avere le seguenti caratteristiche:

• privo di alcol e profumi

• fattore molto alto (SPF 50+) per la prima-seconda settimana di esposizione, mentre nei giorni successivi sarà alto (30-40) o medio (20-30) o basso (10-20) a seconda del fototipo del bambino.

Per i bambini con la pelle atopica (infiammazione e macchie riosse) vanno consigliati i solari dedicati: sono formule di composizione molto semplice (per evitare sensibilizzazioni) e non sono troppo coprenti,  per prevenire la sudamina o miliaria (infiammazione cutanea provocata dall’ostruzione delle ghiandole sudoripare e dal successivo trattenimento del sudore),  che potrebbe aggravare il prurito.

Nelle zone più delicate, come occhi, labbra e naso, potete ricorrere agli stick; mentre sono anche molto apprezzate le linee  resistenti alla sabbia, che però hanno lo svantaggio di avere una consistenza molto densa, che rende più difficile una distribuzione uniforme su tutta la superficie da proteggere, col rischio di lasciar zone suscettibili alle scottature.

Come avere una protezione davvero efficace ? Quali le dosi consigliate?

Con un sole molto caldo si consiglia di applicare il prodotto anche ogni due ore, ma regolatevi con l'attività del bambino e ricordatevi che la spiaggia ed il mare è una bella avventura anche per lui.

Importante è pure l'uso del doposole, essenziale anche per la delicata pelle dei bambini. In crema o spray, i baby aftersun sono lenitivi, rinfrescanti e contengono sostanze antiossidanti, come la vitamina E, studiati per dar sollievo alla pelle e per contrastare la produzione di radicali liberi. Non devono contenere allergeni noti e profumi.

Buona spiaggia con i vostri piccoli, ma con la giusta prevenzione!

#hallgass per i bimbi #estate #mare #protezionesolare

Autore: Stefano Hallgass 29 giu, 2020

Appena arriva l’estate non vediamo l’ora di affondare i nostri denti in una dolcissima fetta d’anguria, anche se dopo i primi morsi iniziamo a pensare se gonfierà la pancia,se farà ingrassare, o se troppo ricca di zucchero.

L’anguria non fa assolutamente ingrassare, è infatti un frutto ipocalorico, con le sue 30 Kcal ogni 100 grammi ed è costituita per più del 90% da acqua, per cui è un frutto altamente idratante.

L’Anguria è ricca di sali minerali, fra cui magnesio, potassio e fosforo, ma anche calcio e rame. Il magnesio contribuisce a farci recuperare vitalità dopo uno sforzo fisico, il potassio è importante, fra le altre cose, per il mantenimento dell’equilibrio idro-salino, il fosforo invece, insieme al calcio, è fondamentale per la salute delle ossa.

Il frutto contiene anche molte vitamine, in particolare vitamina A, C e del gruppo B come anche il licopene, una molecola ad azione antiossidante e protettiva.

 

I benefici che il consumo di anguria apporta sono dunque molteplici e straordinari. In particolare aiuta moltissimo a contrastare la ritenzione idrica perchè ricca di sali minerali, fra cui il potassio che contribuisce alla regolazione dell’equilibrio idro-salino del nostro corpo e contrasta anche l’insorgenza della cellulite, che è correlata proprio alla ritenzione di liquidi e pertanto contribuisce ad avere un corpo più snello ed asciutto.

 Quanta anguria mangiare dunque al giorno per stare in forma?

Il nostro consiglio è di non mangiarla a fine pasto dal momento che l’acqua in essa contenuta può andare a diluire i succhi gastrici rendendo più lenta e difficoltosa la digestione, mangiare una fetta di cocomero a colazione è l’ideale per chi voglia iniziare la giornata con una sferzata di energia e di freschezza, possibilmente accompagnata da cibi proteici oppure a basso indice glicemico, come una bruschetta di pane integrale con olio e pomodoro.

Il cocomero si presta bene anche come piccolo spuntino alla sera, poiché, favorendo il rilascio di serotonina, concilia il riposo notturno.

In generale, dato l’esiguo contenuto calorico, si potrebbe mangiare l’anguria anche tutti i giorni nelle giornate estive, ma attenzione alle quantità, proprio per via del contenuto di zuccheri. Una porzione da 200 grammi potrebbe essere quella giusta per un saziante e appagante spuntino.

Unico difetto è l’elevato indice glicemico pertanto è sconsigliato alle persone diabetiche.

Evitare abusi anche a chi soffre di problemi digestivi.

Per finire ricordate anche l’effetto lassativo, che si farà decisamente sentire se mangeremo grosse quantità di anguria!

Ma l'anguria fa assolutamente bene e potete davvero mangiarla con gusto nelle calde giornate di questa prossima stagione!

Buona estate dalla farmacia #hallgass


Autore: dott. Stefano Hallgass 22 giu, 2020

Molto spesso si beve quando si ha sete, ma in realtà meglio consumare acqua in qualsiasi ora del giorno e scopriamo insieme perchè: il sintomo della sete è il segnale che il nostro organismo è in lieve disidratazione ed il rischio si corre soprattutto in estate quando la perdita dei liquidi si accentua. Vediamo insieme quali sono i sintomi del bisogno di acqua che molto spesso sottovalutiamo perché insospettabili o trascurati.

1.Si dorme male

Da recenti studi si è visto come persone con densità e presenza di sali nelle urine (quindi scarsa idratazione) dormissero male. Quando l’organismo non è ben idratato produce una quantità maggiore di vasopressina, un ormone che ha la funzione di trattenere i liquidi cosa che influisce sui ritmi cardiaci provocando molti risvegli durante la notte.

2.Labbra screpolate

Se la pelle appare secca ed abbiamo labbra screpolate, con l’arrivo del sole estivo e qualche tintarella di troppo, si pensa sia colpa dei raggi caldi della bella stagione, ma in realtà serve idratare la pelle anche da dentro introducendo una giusta quantità di liquidi. Le nostre cellule cutanee sono costituite di acqua e se questa viene a mancare appassiscono proprio come una piantina. Quindi bere parecchio è importante anche per la nostra pelle.

3.Cali di memoria

La perdita di acqua da parte del nostro corpo causa difficoltà di concentrazione e spesso anche la cefalea è legata alla disidratazione (a causa dei neuroni che sono più eccitabili nei confronti degli stimoli esterni). La nostra idratazione, quindi bere regolarmente acqua, aiuta l’attività cerebrale. In primis se i neuroni hanno la giusta quantità di acqua viaggiano più rapidamente verso le sinapsi.

4.Crampi

I crampi sono spesso frequenti a causa della mancanza di acqua nel nostro organismo perché il tessuto muscolare ne è ricco. Se manca l’acqua ai muscoli vi è accumulo di acido lattico soprattutto dopo qualsiasi tipo di attività fisica. In questo caso, oltre a fare una buona scorta di acqua, vi consigliamo una buona scorta di cibi ricchi di sodio e potassio (melone, ananas, banane, pomodori, sedano, ecc….).

5. Alito

E per finire, state attenti anche al vostro alito che, se lo sentite spesso pesante o sgradevole, non è un problema del dentista, ma qualcosa non và. L’alito diventa sgradevole perché la poca saliva non riesce a neutralizzare i batteri che si formano nella bocca dopo i nostri pasti. I batteri attaccano i residui di cibo rimasti nella bocca e causano il cattivo odore. Bere significa anche aiutare la nostra salivazione.

Insomma l’acqua è la nostra prima energia e non deve mai mancare, pertanto non aspettate di aver sete durante la giornata, ma bevete qualche goccetto ogni tanto.

Autore: dott. Stefano Hallgass 15 giu, 2020

Arriva l’estate ed iniziano le manie per le diete: quale fare?

Seguire quelle che consigliano un solo alimento?

Vediamo insieme cosa succede…

Una delle regole fondamentali per avere un’alimentazione sana ed equilibrata è quella di variare la propria dieta e questo principio ci spinge a guardare negativamente le diete che prevedono il consumo di un solo tipo di alimento. Fanno parte di questa categoria anche  tutte le diete basate sul consumo giornaliero di un solo tipo di frutta: dieta dell’anguria, dieta dell’ananas, ai frutti di bosco,  e così via.

La frutta è ricca di carboidrati semplici e consumando solo frutta si rischia di privare l’organismo di altri macronutrienti quali carboidrati complessi, proteine e grassi. Da non dimenticare inoltre che il consumo eccessivo di frutta rischia di far lievitare il glucosio presente nel sangue reazione che può provocare un crollo glicemico e dopo poco tempo stimola ancora di più il senso di fame.

Il consumo di sola frutta farebbe quindi impennare l’assunzione giornaliera di zuccheri semplici mentre, secondo i valori LARN (Livelli di Assunzione di Riferimento di Nutrienti) elaborati dalla SINU (Società Italiana di Nutrizione Umana) l’apporto giornaliero complessivo di zuccheri semplici dovrebbe essere inferiore al 15% delle calorie totali, mentre l’OMS indica un valore inferiore al 10%.

Ricordate anche che lo zucchero presente nella frutta è il fruttosio, il cui eccesso può causare tutti i problemi associati alla sindrome metabolica. Un eccessivo introito di fruttosio può inoltre mettere in pericolo anche il fegato, oltre la linea fisica: questo zucchero stimola infatti la produzione di trigliceridi, favorendo l’aumento di peso e lo sviluppo della steatosi epatica, ovvero la formazione di accumuli di grasso nel fegato.

Ma attenzione non dobbiamo esagerare e non stiamo dicendo che la frutta fa male…ma una dieta a base solo di frutta (come tutte le altre diete mono cibo) possono dare scompensi e non coprire tutte le necessità che richiede il nostro organismo.

Pertanto ricordate comunque che la frutta, se mangiata nelle giuste porzioni, fa bene al nostro organismo perché contiene vitamine, fibra, antiossidanti e sali minerali, è quindi fondamentale e va inclusa nella nostra alimentazione quotidiana. Non è invece concepibile una dieta a base di sola frutta, poiché sarebbe deleteria per la salute e non porterebbe ad alcun risultato.

Quindi sì alla frutta ma no ad una dieta solo di frutta.

Buon inizio estate dalla Farmacia Hallgass

Autore: Stefano Hallgass 08 giu, 2020

Inizia il primo sole e se quest’estate volete ottenere una tintarella perfetta basterà seguire alcuni importanti consigli: scegliere le giuste creme ed i giusti solari ma un ruolo fondamentale è quello legato all’alimentazione.

Prima regola fondamentale è l’idratazione:

E’ importante bere almeno due litri di acqua fresca ogni giorno. Oltre ai benefici apportati all’intero organismo, bere molta acqua aiuta anche la pelle a rimanere più elastica.

Per iniziare a preparare la nostra pelle all’abbronzatura si consiglia di utilizzare uno scrub sotto la doccia almeno una settimana prima di esporsi al sole. In questo modo eliminiamo le cellule morte ed in superficie avremo una pelle molto più tonica. Dopo lo scrub utilizzate poi una crema idratante.

Ogni giorno dopo l’esposizione e dopo una doccia fresca, si consiglia una lozione doposole, perfetta per re-idratare la pelle dalla secchezza causata dal caldo e dal sole e per mantenere a lungo la tintarella che tanto desideriamo avere.

Come accennato all’inizio del nostro post è importante mantenere la nostra abbronzatura grazie anche ad una sana alimentazione. IN particolare si suggerisce il consumo di cibi ricchi di melanina (ossia cibi ricchi di vitamina A e vitamina C).

L’alimentazione, poi, è uno dei principali fattori responsabili di una pelle sana: per un’abbronzatura doc, poi, si consigliano alimenti ricchi di melanina (dopo vedremo quali sono nel dettaglio), ossia cibi che contengono la vitamina A e la vitamina C.

Come riconoscere facilmente i cibi che hanno queste due vitamine?

Nel caso della vitamina A basta guardarne il colore: spesso gli alimenti che la contengono hanno il tipico colorito arancione, che indica anche la presenza di betacarotene. Alcuni esempi:  carote, albicocche, melone, arance, mango, ma anche pomodori, parmigiano e uova.

Per la vitamina C invece, il colore è misto ma eccovi da parte nostra un’altra lista da seguire : peperoni, cavolfiore, fragole,  limoni e  kiwi; tutti questi alimenti sono ottimi per il mantenimento della tintarella, ma anche per la prevenzione dell’invecchiamento cutaneo, grazie all’importante potere antiossidante.

Inoltre in estate si possono utilizzare centrifugati di frutta e verdure, ad esempio: un mix di carota, mela e fragola è perfetto per aiutare la pelle a mantenere l’abbronzatura oltre che ad essere davvero buonissimo e dissetante!

E se vi piacciono le ciliegie anche loro possono essere un valido alleato: con questo frutto si possono preparare moltissimi dolci (se siete golose) , ma potete mangiarle da sole perché sono ricche di moltissime proprietà nutritive e perfette anche per la dieta dell’abbronzatura.

Passate in farmacia e vi diamo buoni consigli per un’abbronzatura perfetta!

#sole #mare #abbronzatura #tintarella #perfetta #consigli #sana #alimentazione #farmacie #hallgass

Autore: dott. Stefano Hallgass 01 giu, 2020

L’estate è ormai alle porte ed è proprio ora il momento più indicato per iniziare a seguire un regime alimentare sano ed equilibrato grazie alla varietà di frutta e verdura che in questa stagione la natura ci offre. Le tavole si arricchiscono di prodotti dai colori caldi e gustosi ed oltre al palato, anche gli occhi ne vengono appagati.

Un alimento di cui sicuramente non bisogna fare a meno in questo periodo è la carota, un ortaggio molto amico della pelle e non solo.

La carota è molto ricca di beta carotene, un pigmento che prende il nome proprio dalla verdura da cui è stato isolato per la prima volta. Tra le numerose proprietà riconosciute al beta carotene vanno sicuramente menzionati l’elevato potere antiossidante e la sua capacità di contrastare la produzione di radicali liberi: è un precursore della vitamina A, un antitumorale indispensabile per il benessere degli occhi, del cuore, della crescita cellulare e della cute.

Oltre al beta-carotene, la presenza di altri nutrimenti come l’alfa-carotene, la luteina e la zeaxantina, nonché di numerose vitamine e sali minerali quali il potassio, il fosforo, il calcio, il magnesio, il selenio, il ferro, lo zinco, il rame, la vitamina B, la vitamina C, la vitamina E, l’acqua e le fibre, conferiscono alle carote numerosi benefici.

Innanzitutto si pensi all’importante ruolo svolto a livello gastrico ed intestinale: da un lato protegge le pareti dello stomaco e le mucose riducendo i disturbi gastrici ed intestinali e dall’altro regolarizza la motilità interna agendo sia come antidiarroico che come lassativo. Il buon funzionamento di questi organi fanno si che anche l’attività depurativa del fegato ne tragga benefici; inoltre, date le proprietà diuretiche e lassative il consumo di carote è particolarmente indicato in caso di calcoli, cistiti o problemi urinari. Il beta-carotene in sinergia con la vitamina C ne fa di questo ortaggio un alimento dall’alto potere antiossidante, in grado di rafforzare il sistema immunitario e di prevenire la formazione di radicali liberi; grazie invece alla presenza di fibre sono un valido aiuto per abbassare i livelli di colesterolo nel sangue. La vitamina A ed il beta- carotene sono inoltre noti per le proprietà benefiche agli occhi: agiscono a livello preventivo contrastando la formazione della cataratta e migliorano la vista notturna.

Infine ma non per importanza le carote sono molto utili per il rinnovamento della pelle. Il beta carotene stimola la produzione di melanina prevenendo secchezza cutanea e rughe e soprattutto proteggendo l'epidermide dai danni nocivi dei raggi ultravioletti che nella stagione estiva sono ancora più forti. Deve essere sfatata l'idea che mangiare carote faccia abbronzare, di contro è assolutamente vero che consumare carote almeno un mese prima dell'esposizione al sole, prepara i tessuti in modo da garantire una tintarella sana a duratura.  

Concludiamo con qualche suggerimento su come consumare carote.

Poiché il beta carotene e i nutrimenti in esse contenute si perdono con lunghe cotture, l’ideale sarebbe bere dei centrifugati di carota e mela al mattino per un effetto disintossicante e rigenerante, altrimenti utilizzarle come spezzafame mangiandole crude o preferire cotture brevi e semplici.

Infine è possibile fare un impacco di purea di carote cotte al vapore per ripristinare l’epidermide da dermatiti,  rossori o sfoghi cutanei dovuti anche ad eccessiva esposizione al sole.



Autore: dott. Stefano Hallgass 25 mag, 2020

Carissimi amici della farmacia Hallgass, ci stiamo quasi abituando a convivere con un nuovo accessorio, oramai di uso quotidiano, che sono le mascherine, e dobbiamo ancora resistere perché il periodo sarà ancora  molto lungo.

 

Come avete visto utilizzare le mascherine può portare a irritazioni e arrossamenti della pelle, soprattutto con l’estate alle porte.

Purtroppo, le mascherine non fanno respirare la pelle e non permettono il ricambio di aria facendo anche aumentare la sudorazione.

Se utilizzate poi, per lungo tempo, possono portare ad irritazioni della pelle.

Mentre ci riappropriamo di un po’ di normalità dobbiamo avere sempre con noi le mascherine, per proteggere noi stessi e gli altri, e dobbiamo anche imparare a prenderci cura della nostra pelle.

Come proteggerci?

Riportiamo qui di seguito alcune regole da seguire per evitare le irritazioni:

1 - Lavare spesso il viso, prima e dopo l’utilizzo della mascherina

2 - Usare una crema idratante almeno 2 – 3 volte al giorno.

3 - Controllate dove avete la pelle irritata, ad esempio zona naso, orecchie, guance, mento e poi guardate la mascherina che utilizzate, cosa c’è in corrispondenza della vostra irritazione.

4 - Cambiare mascherina, se si manifestano irritazioni,  e puntare alle chirurgiche che sono più leggere oppure a quelle fatte di cotone o con tessuti naturali.

 

Alcune zone del vsio sono poste sotto maggiore stress anche a causa di cerotti ed elastici utilizzati per mantenere le mascherine.


La zona dietro alle orecchie per esempio è una di queste soprattutto per chi porta occhiali: l’asta dell’occhiale e l’elastico della mascherina potrebbero contribuire a stressare il delicato strato di pelle. Per loro può essere utile applicare un cerotto traspirante sul padiglione auricolare o in alternativa sull'astina dell'occhiale in modo da offrire una protezione aggiuntiva.
Un altro modo per evitare lo sfregamento degli elastici dietro le orecchie, è creare una fascia elastica con velcro, che avvolga gli elastici, da fissare sulla nuca o utilizzare una graffetta grande, allo stesso modo del velcro”.
 

In ultimo è importante concentrarsi di più nel post utilizzo della mascherina, privilegiando prodotti per la detersione e l’idratazione delicati e adatti alle pelli più sensibili (a base di estratti di Calendula o di Camomilla.

In caso di persistenza o notevole arrossamento delle zone irritate non esitate a contattare un dermatologo.


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